L’attuazione dei paradigmi di Industria 5.0 è ormai un cambiamento da cui nessuna realtà industriale può sottrarsi.
Da un lato vi sono infatti le politiche che trainano le aziende verso approcci alla produzione più sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Dall’altro vi è il cambiamento dei valori che orientano le scelte dei consumatori e dei lavoratori, soprattutto quelli più giovani.
Cambiamenti che fanno sì che un’impresa non potrà essere competitiva se non inizia, e anche prontamente, questa transizione. Si tratta di un'evoluzione che richiede una riconsiderazione dei modelli operativi tradizionali, favorendo un equilibrio tra progresso tecnologico e benessere sociale e ambientale.
In questo nuovo scenario di transizione, le imprese sono chiamate a esplorare nuove sinergie per affrontare le sfide attuali e future, garantendo una crescita che sia duratura e inclusiva per l'intero ecosistema.
L'Industria 5.0 sposta il focus da una produzione puramente orientata al profitto a un modello che integra profondamente la sostenibilità. Dal punto di vista ambientale, si richiede l’avvio di processi che riducono l'impatto del mondo industriale che, come confermano i dati europei, è responsabile del 20,3% delle emissioni di Co2 all’interno dell’UE.
Ridurre questo impatto implica l’adozione di azioni come l'ottimizzazione del consumo energetico, l’impiego di fonti rinnovabili e l'impiego di materiali riciclabili e a basso impatto. Ma non solo. Le imprese sono chiamate a ripensare l'intero ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione allo smaltimento, secondo un approccio circolare “by design”.
Dalla riparazione dei prodotti usurati alla loro rigenerazione, fino a modelli di servitizzazione e l’utilizzo di componenti di prodotti a fine vita come input per una nuova produzione. Il passaggio a un’economia pienamente circolare è sicuramente una grande sfida, ma rappresenta anche un’opportunità per creare nuovi modelli di business.
Con Industria 5.0, le aziende si riappropriano di quel ruolo di generatore di benessere e progresso sociale che hanno storicamente avuto. L'investimento nelle competenze e nel benessere dei lavoratori diventa cruciale, non solo per migliorare la produttività, ma anche per favorire un ambiente di lavoro più soddisfacente e inclusivo.
Ma come si declina questo in un contesto altamente automatizzato? L’obiettivo dell’automazione non è quello di sostituire l’uomo, seppur l’automazione è senza dubbio una delle risposte (se non la risposta più valida) alla carenza di manodopera che registrano già molte aziende.
L’obiettivo primario però è la creazione di un ambiente dove l'accento è posto sulla collaborazione tra uomo e robot. Un ambiente dove quindi le tecnologie assistono e potenziano le capacità umane. Questo permette ai dipendenti di dedicarsi a compiti a maggior valore aggiunto, che richiedono creatività, problem solving e pensiero critico.
Un altro pilastro dell'Industria 5.0 è la resilienza dei sistemi produttivi. Le recenti crisi globali hanno evidenziato la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento e la necessità per le imprese di adattarsi rapidamente a interruzioni inattese.
È sempre più forte, quindi, la necessità di costruire sistemi manifatturieri più robusti e flessibili, capaci di assorbire shock e di riorganizzarsi con agilità. Questo implica l'adozione di tecnologie avanzate, come l'intelligenza artificiale e l'analisi dei dati, per prevedere e mitigare i rischi, ma anche lo sviluppo di reti di produzione più decentralizzate e collaborative.
La capacità di rispondere prontamente ai cambiamenti del mercato e alle sfide esterne diventa un fattore competitivo determinante.
Industria 5.0, come detto, si basa su un modello di economia circolare. Questo modello cambia la natura delle catene di approvvigionamento che diventano, anch’esse, circolari.
Non vi è più un processo lineare che inizia con l’estrazione delle materie prime e che, dopo la produzione e la consegna al cliente finale, finisce in discarica. I beni devono invece poter “risalire” la supply chain per trovare una nuova vita, attraverso:
Questo richiede non solo la digitalizzazione e lo scambio di dati lungo la supply chain, ma anche nuovi rapporti di relazione tra le aziende. Ciò che viene considerato uno scarto per un’azienda, ad esempio, potrebbe diventare nuovo input di produzione per un’altra.
Per realizzare pienamente il potenziale dell'Industria 5.0, è essenziale adottare approcci collaborativi. Nessuna azienda può affrontare da sola la complessità di questa trasformazione, anche in termini di offerta sul mercato. La necessità di maggiore automazione traina, già da tempo, il bisogno di soluzioni aperte, in grado di poter integrare anche tecnologie di terze parti.
La flessibilità dei sistemi di produzione inizia proprio da qui: dalla possibilità per un’azienda di poter adottare le soluzioni di automazione più adatte al proprio contesto e obiettivo. Non bisogna infatti dimenticare che l’interconnessione dei sistemi aziendali e l’integrazione OT/IT - paradigmi di Industria 4.0 - sono il punto di partenza per abilitare la flessibilità di cui c’è bisogno.
Da un modello industriale competitivo si passa quindi a uno collaborativo, dove questa interazione supporta e abilita numerosi vantaggi per il cliente finale. Al tempo stesso, permette la creazione di nuovi modelli di business, con opportunità per tutti gli attori dell’ecosistema.
La transizione al modello 5.0 richiede un salto evolutivo che va ben oltre la tecnologia, ma che parte da un profondo cambiamento culturale e organizzativo all'interno delle aziende.
Per integrare con successo l'essere umano al centro del processo produttivo e promuovere la sostenibilità, le imprese devono sviluppare una mentalità più aperta alla collaborazione, all'innovazione continua e alla trasparenza. Ciò implica una revisione delle gerarchie tradizionali, favorendo strutture più agili e processi decisionali decentralizzati.
È fondamentale investire nella formazione e nell'aggiornamento delle competenze dei dipendenti, non solo tecniche ma anche trasversali, per prepararli a un ambiente di lavoro in costante evoluzione. Solo attraverso questo approccio olistico si può sbloccare il pieno potenziale delle nuove tecnologie.
Questi cambiamenti, a loro volta, richiedono che l’approccio collaborativo vada verso la creazione di veri e propri ecosistemi. In questi ecosistemi industriali, imprese di diverse dimensioni, università, centri di ricerca e istituzioni lavorano insieme. Questa sinergia permette la condivisione di conoscenze, l'accesso a nuove tecnologie e lo sviluppo di soluzioni innovative che beneficiano l'intera filiera. Dalle aziende più piccole, che possono beneficiare delle best practice di attori più grandi nel percorso di trasformazione, alle aziende di più grandi dimensioni che possono apprendere molto dall’agilità e dall’innovazione che spesso caratterizzano le PMI.
Collaborare significa anche unire le forze per affrontare sfide comuni, come la formazione di nuove competenze e l'implementazione di pratiche sostenibili su scala più ampia. La partecipazione ad ecosistemi consolidati e già impegnati nella promozione dei cambiamenti necessari per superare queste sfide permette di definire un percorso comune e condiviso verso un’industria più resiliente e sostenibile.