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Industria 5.0: sfide e prospettive dalle persone alle tecnologie

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Innovare i propri processi produttivi, investire in nuove tecnologie, adottare un paradigma industriale essenzialmente tecnologico e orientato alla crescita (Industry 4.0) è sufficiente oggi per fare innovazione e competere in modo efficace sui mercati globali?

Secondo quanto emerge dal policy paper della Comunità Europea “Industry 5.0, a transformative vision for Europe – Governing systemic transformations towards a sustainable industry” del 2022, la risposta è negativa.

Le organizzazioni devono “personalizzare in modo competitivo” il loro modo di fare innovazione secondo una visione strategica in linea con i piani di transizione digitale e green promossi dalla UE, traghettando il Sistema Paese verso modelli industriali sostenibili.

L’Industria 5.0 non deve essere intesa dunque come una ulteriore rivoluzione tecnologica, quanto piuttosto come l’esito di una riflessione sull’attuale sistema produttivo e il modello di economia lineare nel quale siamo immersi, per rendere le tecnologie esistenti un supporto al benessere del singolo e della collettività e uno strumento per affrontare i cambiamenti nel mondo.

Non un paradigma alternativo al modello 4.0, dunque, ma ad esso complementare. Una rivoluzione culturale che punti su sostenibilità e resilienza e metta al centro del processo di produzione le persone, l’ambiente e la qualità della vita, con il supporto delle tecnologie dell’industria 4.0.

Perché la vera crescita industriale è determinata da organizzazioni avanguardiste e competitive anche dal punto di vista della sostenibilità e della transizione energetica.


Le sfide dell’Industria 5.0
 

Tre i pilastri su cui si basa la nuova fase evolutiva dell’industria: centralità dell’uomo, resilienza e sostenibilità. Tre concetti che indicano un cambiamento profondo e una sfida che devono abbracciare tutta la società e il suo funzionamento.

Secondo la vision della Commissione Europea “Industria 5.0 è in grado di apportare benefici all’industria, ai lavoratori e alla società”.

Il nuovo modello, infatti, garantisce sostenibilità sociale quando l’approccio allo sviluppo dei processi produttivi è di tipo “human centric”, con l’uomo e il suo benessere, al centro.

Quando applicate correttamente, le tecnologie e le soluzioni innovative assicurano i diritti fondamentali dei lavoratori  - diritto alla privacy, l’autonomia e la dignità umana - e rendono i luoghi di lavoro potenzialmente più sicuri e più inclusivi, oltre ad aumentare la loro soddisfazione e il benessere.

Venendo alla sostenibilità ambientale, l’accelerazione verso modelli di economia circolare è il fondamento dell’Industria 5.0.  Al centro del nuovo modello, infatti, insistono sistemi di produzione basati su energie rinnovabili e processi circolari per la riduzione e il riutilizzo degli scarti.

Gli obiettivi dell’industria sostenibile sono quelli fissati dall’Unione Europea per il 2030 e 2050, una riduzione del 55% delle emissioni di carbonio rispetto ai livelli del 1990 per il 2030, per arrivare alla neutralità climatica del 2050.

Nel caso dell’industria, quindi, sostenibilità significa “ridurre il consumo di energia e le emissioni di gas serra, per evitare l’esaurimento e il degrado delle risorse naturali, per garantire i bisogni delle generazioni di oggi senza compromettere i bisogni delle generazioni future”.

Obiettivi per i quali “tecnologie come l’IA e la produzione additiva possono giocare un ruolo importante, ottimizzando l’efficienza delle risorse e minimizzando gli sprechi”.

Il passaggio a un’economia circolare impone senz’altro una sfida alle organizzazioni. Occorre infatti ripensare i processi produttivi e l’intera supply chain in merito all’utilizzo delle risorse, dalla fase di approvvigionamento delle materie prime fino allo smaltimento dei prodotti, passando per la progettazione, lo sviluppo e la produzione, lungo tutto il ciclo di vita del prodotto stesso.

Una sfida che deve essere vista come leva di competitività, un’opportunità per sviluppare nuovi modelli di business capaci di creare un valore competitivo.

Secondo la Commissione, questo richiede lo sviluppo di “catene di valore strategico sufficientemente resilienti, capacità di produzione adattabile e processi aziendali flessibili, specialmente dove le catene di valore servono bisogni umani fondamentali, come la sanità o la sicurezza”.


La nuova visione dell’industria 5.0
 

Nel documento 2022, la Commissione delinea dunque gli elementi che dovranno determinare la nuova visione dell’industria 5.0 e le aree di intervento:

  • responsabilità a livello di catena di fornitura e di ecosistema produttivo
  • un’economia rigenerativa e circolare “by design”
  • autosufficienza, adattabilità e riduzione della fragilità
  • decentralizzazione per raggiungere sostenibilità e resilienza
  • digitalizzare con uno scopo, al fine di vivere in armonia con i limiti del pianeta
  • misurare tutto ciò che è importante: metriche rigenerative e quadro normativo

In sostanza, il nuovo modello di Industria 5.0 richiede l’abbandono dei modelli economici tipici del capitalismo, incentrati sulla produzione per il solo profitto, a vantaggio di un nuovo modo di fare impresa sostenibile, ispirato da una visione più equilibrata del valore nel tempo.

Un cambiamento che comporta la costruzione della resilienza lungo tutta la catena del valore basata su un approccio che metta al centro le persone, il pianeta e il benessere della comunità. Resilienza e sostenibilità delle catene di fornitura che vedono nella decentralizzazione e nella digitalizzazione gli strumenti per l’autosufficienza, l’adattabilità e la riduzione della fragilità evidenziate dalle crisi pandemiche ed economiche che si sono succedute negli ultimi anni e che hanno trovato l’economia europea alquanto impreparata (e poco resiliente).

Un’industria che dovrà seguire due percorsi indissolubilmente legati tra loro, quelli della digitalizzazione e la sostenibilità, nel senso più ampio del termine. L’approccio rigenerativo e di economia circolare dovranno fornire l’ambito di riferimento per la trasformazione sistemica dei processi produttivi, che è il fulcro dell’Industria 5.0, per delineare una modello di industria “più distribuito, diverso e inclusivo rispetto ai paradigmi esistenti”.


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