Quale sarà l’economia del futuro? Fare previsioni è complesso ma un elemento che appare chiaro è la necessità di un cambio di paradigma che supera l’idea di crescita infinita immaginata due secoli fa, per fare i conti con uno sviluppo che sia prima di tutto sostenibile, in un mondo fortemente interconnesso e in cui le risorse non sono inesauribili.
Questa prospettiva, unita alla digitalizzazione come abilitatore e acceleratore del cambiamento, porta ad una nuova attenzione ai modelli di business che superano gli ormai obsoleti modelli organizzativi fordisti e tayloristi per immaginare nuovi modelli incentrati sull’economia circolare, massimizzando la riduzione dello spreco e la sostenibilità.
Con “modello di business” si intende, nella definizione dello studioso svizzero Alexander Osterwalder, lo schema concettuale che descrive le logiche in base alle quali l’organizzazione crea, distribuisce e raccoglie valore, per raggiungere un obiettivo di mercato in vantaggio competitivo e generare redditività aziendale.
Il modello di business, perché sia efficace anche nel lungo periodo, deve essere coerente con la strategia aziendale e, soprattutto, avere un’elevata capacità di adattamento ai cambiamenti quindi anche di cogliere le opportunità nuove che tali trasformazioni possono rappresentare.
In questo senso, l’economia circolare è una transizione molto importante e trasversale rispetto ai vari settori economici, che i modelli di business dovrebbero comprendere e cogliere.
Un primo modello di business circolare poggia su una catena di fornitura bidirezionale, dal produttore al consumatore e viceversa, che permette di utilizzare una materia prima seconda: gli scarti o i prodotti a fine vita vengono quindi raccolti per essere trasformati in nuova materia prima. Il rifiuto diventa così risorsa, riducendo gli sprechi, l’impatto ambientale e il consumo di materia prima “vergine”. Per dare ulteriore efficienza a questo modello, è in atto la tendenza a considerare le esigenze di riciclo fin dalla progettazione del prodotto, ad esempio prevedendo componenti facilmente separabili e fatti di materiali omogenei.
Un secondo modello di business circolare parte da materie prime “circolari”, cioè rigenerabili, biodegradabili o rinnovabili per la loro stessa composizione. Si tratta, ad esempio, di energia da fonti rinnovabili, di bioplastica o di materiali per l’edilizia realizzati a partire da sostanze organiche come funghi o vegetali.
Un terzo modello di business circolare ribalta il canone dell’obsolescenza programmata per scommettere, invece, su un ciclo di vita del prodotto più lungo. Fanno parte di questa impostazione diverse tipologie di approcci:
Infine, un quarto modello di business circolare cambia il rapporto fra prodotto e servizio, generando nuove modalità di utilizzo.
Con la sharing economy questo rapporto si basa su piattaforme di condivisione in cui offerta e domanda di un bene vengono messe in contatto grazie al web: è il caso dei servizi di mobilità o affitti brevi o, ancora, di servizi per il montaggio di mobili.
È anche possibile offrire una determinata funzionalità “al netto” del prodotto nella sua interezza: è il caso, ad esempio, delle piattaforme per l’ascolto audio o video, dove è possibile noleggiare film o ascoltare musica senza necessità di un supporto. In questo modo l’utente può utilizzare il prodotto/servizio che viene offerto da un soggetto che ne mantiene la proprietà, con i relativi costi di gestione e manutenzione.