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Cos'è la servitizzazione digitale e come cambia la produzione industriale

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Sollecitate dall’instabilità dei mercati e da contesti economici che cambiano rapidamente, un numero sempre maggiore di imprese, manifatturiere e non, sta considerando strategie competitive che vanno oltre il ben noto paradigma dell’Industria 4.0.

Se infatti la digitalizzazione, alla base della rivoluzione industriale 4.0, ha finora rappresentato un modello vincente per rimanere competitivi sui mercati internazionali, grazie ad una serie di possibilità offerte dalla sensorizzazione e la connessione di macchinari, l’IoT, l’utilizzo di strumenti di Data Analytics, integrazione di robotica e intelligenza artificiale (AI) nelle catene di produzione, oggi questo stesso modello, da solo, non è più sufficiente.

È infatti opportuno che le aziende adottino un approccio e una nuova modalità di impresa in grado di offrire un valore aggiunto al cliente che vada oltre l’Industria 4.0, unendo al prodotto anche un servizio complementare, incentrato sulle prestazioni del prodotto stesso.

Il futuro dell’industria manifatturiera è rappresentato dalla sinergia tra digitalizzazione e servitizzazione, una strategia che permette a costruttori e utilizzatori di macchine di spostarsi sempre di più verso il concetto di “soluzione”, fornendo ai propri clienti una combinazione di prodotti e servizi a valore aggiunto, quali supporto tecnico, consulenza, manutenzione e persino esperienze personalizzate, con i quali costruire vantaggi competitivi sostenibili e generare nuove fonti di ricavo.


Che cos’è la servitizzazione
 

Nella servitizzazione digitale, meglio nota fin dagli inizi degli anni ’80 con il nome di “Digital servitization”, la tendenza è quella di spostarsi sempre più dalla vendita di un prodotto finito – nel quale il rapporto tra produttore e cliente si esaurisce con la consegna del bene – alla vendita di un servizio al fine di creare valore per i clienti, cioè creare relazioni più forti e durature tra aziende e clienti, portando ad una maggiore fidelizzazione di quest’ultimi e ad una crescita dei ricavi.

Si passa, quindi, da un modello di business incentrato sul prodotto ad uno che punta sui servizi ad esso associati. Questo passaggio abilita nuovi modelli di business, dalla sharing economy fino alla circular economy, che superano gli schemi tradizionali, consentendo di mettere il cliente al centro e di guadagnare in agilità. Nella migrazione da prodotto a servizio, tutte le tecnologie Industry 4.0 possono essere implementate e sfruttate: cloud, big data analytics, blockchain, intelligenza artificiale e anche la realtà virtuale e la realtà aumentata diventano preziosi alleati del produttore per portare il proprio modello di business nella logica di servitization.

Per abilitare nuovi servizi, infatti, occorre rendere “intelligenti” i prodotti, dotandoli di sensoristica capace di fornire informazioni sul loro stato d’uso e convogliandole su piattaforme dedicate all’elaborazione i dati acquisiti.

Da un recente studio di Gartner emerge che 75% delle aziende industriali prevede di implementare la servitizzazione entro il prossimo anno e, per il 2023, si stima che il 30% delle aziende industriali leader genererà oltre il 50% dei ricavi attraverso servizi digitali integrati.

Lo scenario futuro che si delinea è quello in cui i prodotti non sono più oggetti tangibili, ma vere e proprie esperienze digitali, in grado di soddisfare le esigenze specifiche dei clienti e superare le loro aspettative.

Potendo, inoltre, offrire dei servizi correlati “avanzati”, quali assistenza basata su AI, manutenzione predittiva e analisi sofisticate sui dati effettivi di produzione e molto altro, la servitizzazione sarà in grado di aprire nuove importanti opportunità di business. Nei prossimi 10 anni, i clienti saranno sempre meno interessati ad acquistare macchinari di produzione, e sempre più propensi a stipulare contratti di servizio.


Come la servitizzazione cambia la produzione industriale
 

L’esempio più comune di servitizzazione è rappresentato dall’offerta di “prodotti come servizi”, Product-as-a-Service (PaaS), con la quale il cliente sottoscrive un abbonamento o un contratto per avere l’accesso al prodotto la manutenzione, gli aggiornamenti e altri servizi correlati. Concetto che nel mondo digitale è già noto da diversi anni come Software as a Service (SaaS).

Questo nuovo approccio favorisce un’economia di tipo circolare, riducendo la dipendenza dal ciclo di vita del prodotto, dalla fabbricazione alla progettazione e infine allo smantellamento e recupero, favorendo l’innovazione e rendendo le organizzazioni più flessibili.

Sia che il servizio venga erogato ad un costo fisso che per tempo di utilizzo effettivo, dato che la proprietà del bene rimane al produttore, quest’ultimo è incentivato a massimizzare il valore del prodotto, e conseguentemente la sua durata, e il suo utilizzo mediante la condivisione, che a sua volta spinge ad un miglioramento continuo della qualità dei prodotti e servizi

Il prodotto, quindi, dev’essere progettato per mantenere la redditività del bene fino alla fine del suo ciclo di vita, minimizzare gli interventi di riparazione, essere facilmente disassemblabile e permettere la rigenerazione o il riciclaggio, il ricondizionamento e il riutilizzo da più utenti.  

Grazie all’IoT, oggi, è possibile concepire assistenza e manutenzione predittiva che consente di intervenire prima che si manifesti un guasto o un’anomalia, evitando fermi macchina, garantendo un tempo di vita più lunga agli impianti e assicurando all’impresa che fruisce del servizio la continuità operativa.

La servitizzazione porta dunque un cambiamento nelle dinamiche di lavoro, migliora le relazioni azienda-cliente, ottimizza le procedure, fa uso dei dati. Le implicazioni sulla gestione dell’impresa sono notevoli e comportano un cambio di visuale e un percorso di trasformazione del tessuto organizzativo e tecnologico delle aziende manifatturiere.

I vantaggi per i produttori sono molteplici. I modelli di business servitizzati e la digitalizzazione offrono benefici economici, sociali e ambientali. Dal punto di vista economico, si riducono i costi operativi attraverso l'ottimizzazione delle risorse e l'estensione del ciclo di vita dei prodotti e si favorisce la stabilità dei flussi di reddito.

Dal punto di vista sociale, si contribuisce alla creazione di un ecosistema sostenibile e resiliente, mentre sul fronte ambientale, si riduce l'impatto ambientale, attraverso l'ottimizzazione delle risorse, la riduzione degli sprechi e l'efficientamento energetico.

L’attuazione della servitizzazione promuove la transizione verso una produzione più pulita e la promozione di pratiche sostenibili. La combinazione di servitizzazione e digitalizzazione rappresenta una risposta concreta alla transizione verso un'economia circolare e un volano per l’innovazione di prodotto.  

Dall’incremento del valore della service-based economy registrato dai mercati emerge che questa strategia piace alle organizzazioni, molte delle quali sono pronte ad investire in innovazione e collaborazione e ad abbracciare la sfida di un futuro più sostenibile. Un'indagine condotta dall’International Data Corporation (IDC) sul finire del 2022, ha rivelato che i ricavi derivanti da prodotti, servizi ed esperienze digitali cresceranno a oltre il 40% entro il 2027.


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