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Soft skills: ecco quelle che aiutano a creare valore nell’Industria 4.0

Pensare che il cambiamento dipenda dalle tecnologie è un errore diffuso: a fare la differenza, invece, sono le persone. Vediamo come.

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Intervista a Elena Tosca -Direttore del Centro sul Cambiamento, la Leadership e il People Management e del Master in Meccatronica & Management della Liuc Business School.

In un contesto di mercato come quello attuale, in continua evoluzione e sempre più digitalizzato, il capitale umano di ogni azienda assume un ruolo nuovo, meno legato ai compiti ripetitivi e destinato ad accrescere il valore dell’azienda sul mercato attraverso competenze strategiche.

Insieme a Elena Tosca, Direttore del Centro sul Cambiamento, la Leadership e il People Management e del Master in Meccatronica & Management della Liuc Business School, abbiamo cercato di capire quali sono le skill strategiche attraverso le quali le PMI possono creare valore oggi. Ecco che cosa ci ha detto.

Professoressa Tosca, a suo avviso qual è la direzione che le aziende dovrebbero intraprendere le PMI per governare i cambiamenti senza lasciarsi travolgere?

Oggi tutto cambia in modo veloce e imprevedibile: le aziende devono capire che la trasformazione digitale è un’opportunità unica, un elemento propulsore ineguagliabile nella generazione del valore che un’azienda può offrire al proprio mercato di riferimento. Il punto è riuscire a utilizzare nella maniera adeguata questo strumento, per far sì che si trasformi in qualcosa di realmente spendibile.

Questo è possibile se esiste una vera visione digitale all’interno dell’azienda: l’imprenditore deve avere chiaro quello che vuole realizzare attraverso l’innovazione per evitare di disperdere gli sforzi e rincorrere il cambiamento, invece che guidarlo.

In questo percorso, serve una grande capacità di costruire relazioni, perché il valore si crea attraverso il confronto con una rete strutturata. All’interno della rete, poi, serve capacità di relazione per interfacciarsi con gli altri in maniera costruttiva: bisogna saper ascoltare le persone, per evitare insoddisfazioni e inefficienze e allo stesso tempo saper comunicare per farsi comprendere.

La propensione al nuovo, in questo senso, è strategica per scardinare quegli elementi profondamente radicati nell’azienda che possono limitare il cambiamento, così come la resilienza è indispensabile per adattarsi agli imprevisti e superare le difficoltà.

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A questo proposito, quali ritiene che siano le soft skill indispensabili per migliorare la collaborazione all’interno dell’azienda e portare avanti progetti innovativi?

Troppo spesso si pensa che siano le competenze tecniche quelle necessarie a innovare, ma è un grosso errore: le competenze di carattere comportamentale sono risorse preziose per favorire il cambiamento e affrontare progetti innovativi con il giusto spirito.

Ci sono competenze tecniche che sono strategiche, ma sono le soft skills a fare davvero la differenza. Per rendersene conto basta scorrere l’elenco delle competenze più richieste nel mercato del lavoro secondo il report “The Future of Jobs“ pubblicato dal World Economic Forum: il pensiero innovativo, la capacità di apprendimento, il problem solving, l’analisi critica e la creatività sono le skill che saranno più richieste sul mercato del lavoro nel 2025.

Da qui è facile intuire quanto la flessibilità e la capacità di adattamento possano diventare strategiche: le persone dovranno essere sempre più capaci di apprendere dalle situazioni quotidiane che le circondano, per evolvere e mettersi in gioco, sviluppando le proprie competenze attraverso le esperienze che vivono ogni giorno.

 

A suo avviso, avere una visione imprenditoriale che integra la creazione di modelli organizzativi e di management con lo sviluppo delle persone e la sperimentazione continua è un prerequisito fondamentale per continuare a garantire il successo della propria impresa?

Una cultura dinamica e aperta, incentrata sul valore delle persone, è sicuramente un prerequisito importante per lo sviluppo di nuove tecnologie e di modelli di business efficaci. Proprio per questo la persona è centrale in ogni processo di crescita aziendale. È necessario valorizzare questa centralità: per troppo tempo ci siamo dimenticati delle persone e abbiamo puntato sulla tecnologia, ma è proprio dove la tecnologia diventa sempre più pervasiva, che le persone possono fare la differenza.

 

In quest’ottica, quanto la qualità della vita delle persone, sia al lavoro che nella sfera privata, può contribuire allo sviluppo economico di un’azienda?

Tantissimo, indubbiamente! Se una persona sta bene, riesce a essere più produttiva e a spendersi molto di più, soprattutto se vede che questo genera un ritorno nei suoi confronti da parte dell’organizzazione per cui lavora.

Le aziende, a questo punto, sono chiamate a sviluppare una nuova sensibilità, a dare sempre più attenzione alla persona e ai suoi bisogni. È necessario trovare un equilibrio nuovo tra azienda e società nel suo complesso. Questo è possibile solo prendendosi cura delle persone e del contesto circostante, in ottica di sostenibilità sociale e ambientale. Questa sensibilità è la vera chiave di volta capace di innescare un processo di crescita personale che genera ricadute positive anche per l’azienda.

 

Articolo redatto da Ilaria Pierannunzio, Marketing Arena SpA.
 

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