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La disruption digitale come motore dei modelli di business dell'economia circolare

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Il passaggio dal tradizionale modello economico “take-make-dispose” a un’economia circolare, rigenerativa fin dalla progettazione al fine vita, comporta la creazione di nuovi modelli di business.

A livello organizzativo, le innovazioni che favoriscono il riutilizzo o l’uso più efficiente delle risorse possono contribuire a strategie aziendali che rendono l’impresa meno dipendente da risorse limitate o in via di esaurimento, ne aumentano l’efficienza operativa, comportano minori costi di rifinanziamento e promuovono ulteriore innovazione.

Tutto ciò comporta un complesso processo di trasformazione, che non significa soltanto rafforzare l’innovazione tecnologica e gli investimenti. Prima della tecnologia, che rappresenta lo strumento per innovare il modello di business e creare nuove modalità di collaborazione, infatti, occorre comprendere che alla base della riorganizzazione del modo di fare business ma anche di fare impresa, soprattutto dal punto di vista organizzativo, ci dev’essere la digitalizzazione.

“Diventare circolari” non richiede solo cambiamenti fondamentali lungo l’intera catena del valore, ma può portare anche a diversi prodotti, servizi e modelli di reddito che attraggono nuovi clienti e rafforzano le relazioni esistenti.   

In questo contesto, la digitalizzazione rappresenta un potente fattore abilitante, consentendo di trasformare i metodi tradizionali in nuove soluzioni e modelli di business disruptive grazie all’applicazione di nuove tecnologie digitali, realizzando quella che viene definita digital disruption. Ma in che modo le tecnologie digitali possono abilitare il percorso verso circular business models (CBMs), capaci di creare un valore competitivo?


Il ruolo abilitante della digitalizzazione per la circular disruption
 

L’impiego delle diverse tecnologie digitali alla base del paradigma Industria 4.0 - IoT, Automazione, Big Data & Advanced Analytics, Realtà Aumentata/Virtuale e Blockchain - può ridurre il consumo di risorse di molti prodotti nelle fasi di produzione, distribuzione, utilizzo e smaltimento. Queste tecnologie non solo possono ottimizzare l’uso delle risorse nei cicli di produzione esistenti, ma anche supportare nuove soluzioni di sistema e paradigmi che incrementino l’efficienza di tutti i processi che avvengono lungo la supply chain consentendo il passaggio ad un’economia circolare. In sostanza, la digitalizzazione avvierà una nuova fase per l'economia circolare (circular disruption) in quanto consente di raccogliere e interpretare i dati in modo più efficace, creando le basi per nuovi CBM, per la (ri-) progettazione di prodotti circolari e per una visione e una valutazione più obiettiva della circolarità di prodotti e servizi, arrivando all'implementazione di modelli product-service.


La strategia per creare un business model circolare

Le aziende manifatturiere che desiderano approcciare il paradigma circolare devono mettere in campo diverse azioni, adottando un approccio sistemico e considerando che modelli di business aziendali più sostenibili devono consentire il riutilizzo di materiali e di prodotti e garantirne la permanenza nel mercato più a lungo possibile. È questa, infatti, la chiave per superare il modello tradizionale dell’usa e getta senza che le imprese subiscano perdite economiche.

In primo luogo, è necessario riprogettare il design dei prodotti per incrementarne la durabilità e facilitare la gestione delle fasi del fine vita, quali il disassemblaggio dei componenti per la rigenerazione e il remanufacturing o per il riciclaggio dei materiali.

Quindi è opportuno ripensare i processi produttivi ponendo particolare attenzione alla riduzione degli scarti produttivi, alla valutazione di opportunità sinergiche con le aziende della supply chain e di riutilizzo dei sottoprodotti, così come ad interventi di efficientamento energetico e di sfruttamento prioritario di energie rinnovabili. 

In queste due fasi, la strategia per creare un business model circolare si avvale di modelli di business Data-driven finalizzati ad estrarre valore dai dati per prendere decisioni informate e progettazione resource-saving dei prodotti per risparmiare risorse preziose.  

Infine, in un’ottica di circolarità diventa fondamentale allungare la vita dei prodotti. Un utilizzo più longevo, l’affermazione del diritto alla riparazione, grazie alla Direttiva Right to Repair (R2R) che garantisce e regola appunto il diritto alla riparazione, il passaggio dalla proprietà a pratiche incentrate sull’accesso, anche in condivisione, e sul noleggio del prodotto sono tutti elementi che contribuiscono a definire il concetto di circolarità.


I vantaggi del modello di prodotto-servizio per l’economia circolare

In particolare, occorre ripensare i modelli di business muovendosi verso meccanismi e modelli di product-service (prodotto-servizio, Product as a Service, PaaS) con l’offerta e la remunerazione di prodotti servitizzati, dove il fornitore dei servizi ha la proprietà del prodotto e solitamente eroga la manutenzione del bene/prodotto come servizio. La mole di dati raccolti dall’IIoT e utilizzati per la gestione del servizio, quando ben utilizzata, abilita nuovi scenari di up-selling e cross-selling.

Oggi, il product as a service rappresenta un modello economico etico e responsabile, circolare. I produttori del bene sono incentivati a prolungarne la vita, migliorando la qualità e la durabilità dei prodotti. D’altro canto, gli utenti sono indotti a utilizzare il bene solo quando ne hanno bisogno; il modello infatti mette in relazione l’utilizzo del bene al pagamento del servizio. La servitizzazione, inoltre, contribuisce a mantenere l’efficienza operativa dei dispositivi e apporta benefici all’ambiente in quanto favorisce il riutilizzo delle risorse, ottimizzandone l’uso razionale.

Infine, questo nuovo modello di business stimola anche una maggiore responsabilità dei produttori nella gestione del ciclo di vita dei dispositivi, favorendo la riduzione degli sprechi: quando i prodotti vengono dismessi, possono essere noleggiati ad altri o rivenduti, dopo essere stati riparati o rigenerati. Alcuni produttori, quindi, offrono anche servizi di remanufacturing.


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