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Innovative Mindset: il vero cambiamento parte dall’immaginazione

L'innovazione parte dalla capacità di immaginare la realtà in modo diverso, anche in ambito organizzativo.

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Quali sono i motivi per cui un’azienda sceglie di affrontare il cambiamento? Qual è la caratteristica che accomuna le imprese innovative? Come si affrontano al meglio le sfide che nascono dalla crescita?

È da queste domande che è nata l’idea del worskshop “Innovative Mindset”, organizzato nei giorni scorsi da Industrial Innovation Lab presso la sede della LIUC Business School a Castellanza (VA).

Si tratta del primo evento in presenza organizzato dal Laboratorio e dedicato alle quattro dimensioni fondamentali per far fronte alle sfide imposte dall’avvento della quarta rivoluzione industriale: Persone, Tecnologie, Modelli di Business e di Management e Sostenibilità.  

Com’è facilmente intuibile dal titolo dell’evento, gli speech hanno indagato i fattori che influenzano il cambiamento, a partire proprio dalle persone che lo affrontano a vari livelli all’interno delle organizzazioni, dal management agli operativi, e alla sostenibilità del processo di crescita di ogni azienda, dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

Il workshop ha preso l’avvio con il benvenuto di Vittorio D'Amato, Direttore del Centro sul cambiamento, la Leadership e il People Management della LIUC Business School e Direttore Scientifico Industrial Innovation Lab, e Giorgio Ferrandino, General Manager di SEW-EURODRIVE, che hanno sottolineato proprio il significato simbolico della giornata, che rappresenta il ritorno alla “normalità” e una ripartenza concreta per tutti.

 

Dal modello di business al modello di management

Al centro dell’evento c’è stato il confronto su quello che rende un’azienda davvero innovativa, sui motivi che la spingono verso il cambiamento e sul modello organizzativo più adatto a far crescere l’intera organizzazione. “Se chiedi alle aziende di parlare del proprio modello di business lo sanno fare tutte benissimo – ha detto appunto Ferrandino – ma quando si parla di modelli di management, la gestione del fattore umano nel processo di cambiamento diventa più complessa.

 

Il potere dell’immaginazione nel percorso di cambiamento

A fargli eco è stato Paolo Cederle, Head of Financial Services Continental Europe NTT DATA, Head of NTT Disruption for good Hub, che ha posto l’accento sul fattore umano per una crescita efficace, che non si affidi solo ed esclusivamente alla tecnologia: “La quarta rivoluzione industriale è caratterizzata da tante tecnologie nuove ma il denominatore comune sta nel fatto che l’uomo deve essere in grado di padroneggiarle tutte.”

Secondo Cederle, non è necessario conoscerle a fondo, ma è la capacità di metterle in relazione l’una con l’altra per costruire qualcosa di nuovo che fa la differenza. “Gli innovatori – ha detto - non sono per forza esperti. È l’immaginazione che permette di creare mondi nuovi, che consente di vedere le opportunità dove gli altri vedono criticità e che permette di reinventare le tecnologie esistenti in discontinuità con quanto fatto prima. È così che evolvono davvero i modelli di business.”

In quest’ottica, il percorso di cambiamento non può basarsi solo ed esclusivamente su fattori tecnologici o su skill specifiche: è la capacità di vedere le cose da un punto di vista diverso e di immaginare sempre nuove opportunità che rende davvero possibile la crescita. È il fattore umano a fare la differenza.

 

Le nuove frontiere dell’interazione uomo macchina

Sulla necessità di guardare a ciò che conosciamo in maniera diversa si è soffermato anche Fabio Puglia, fondatore di Oversonic, che ha raccontato le opportunità che derivano dall’introduzione di robot umanoidi all’interno delle fabbriche. C’è chi vede la coesistenza dell’uomo e della macchina come qualcosa di estremamente critico e chi, invece, la prende come un’opportunità per crescere. La differenza, appunto, la fa il modo in cui ci si approccia alle nuove tecnologie.

“Il robot non vuole soppiantare l’uomo in fabbrica ma aiutarlo nello svolgimento di compiti pericolosi, ripetitivi o particolarmente pesanti. È nella collaborazione tra uomo e umanoide, infatti, che nasce il vero valore di questo tipo di interazioni” ha spiegato Puglia.

In questo senso, quindi, anche la capacità delle persone di adattarsi a nuove modalità collaborative diventa strategica: se le risorse sono disponibili ad accogliere favorevolmente le novità, ad apprendere modelli diversi da quelli che conoscono, a integrare le proprie competenze, la collaborazione tra uomo e macchina potrà dare vita a opportunità di crescita impensabili. Al contrario, la possibile resistenza da parte delle persone rischierà di frenare la spinta innovativa derivante dall’introduzione di innovazioni così avvenieristiche.

E a chi obietta che si tratti di una tecnologia troppo avanzata per le PMI manifatturiere italiane, Puglia risponde che i robot sono effettivamente nati per le realtà più avanzate ma, nel concreto, possono essere potenzialmente integrati in tutte le aziende: è la capacità di immaginarli all’interno del proprio contesto a fare la vera differenza.

Il fattore umano, quindi, continua a confermarsi centrale anche in un contesto che ruota intorno alle nuove tecnologie e alle loro applicazioni: è solo l’uomo che può vedere oltre le macchine e cogliere le opportunità che si celano dietro a ciò che conosciamo. Grazie all’immaginazione, quindi, possono nascere opportunità di crescita imprevedibili capaci di avere un impatto reale anche sulla sostenibilità dell’azienda, a livello ambientale, sociale ed economico.

È solo aprendo la mente verso il cambiamento che possono nascere nuovi mondi possibili, sempre più innovativi.

 
 
Articolo redatto da Ilaria Pierannunzio, Marketing Arena SpA.

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