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Come valutare la maturità digitale in azienda: guida al modello

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Oggi, la trasformazione digitale per le aziende non è soltanto un’opportunità, ma sempre di più una necessità per restare competitivi sul mercato e migliorare il proprio business. “Digitalizzare!” è ormai un imperativo ineludibile, tuttavia è bene sapere che il grado di digitalizzazione di un’azienda non è legato soltanto al fattore tecnologico, ovvero all’implementazione e all’uso di tecnologie all’avanguardia e innovative, ma dipende anche da altri aspetti che riguardano le strategie, la struttura organizzativa, i processi aziendali e la capacità di estrarre e analizzare i dati, senza trascurare il fattore culturale, la gestione dei talenti, il capitale umano. Dunque cosa significa digitalizzare, quali sono i vantaggi e, soprattutto, come si valuta la maturità digitale di un’azienda?

Uno strumento utile in tal senso è il Digital Maturity Model (DMM), grazie al quale è possibile capire qual è il grado di maturità della propria organizzazione in termini di digitalizzazione rispetto alle competenze già acquisite e in quale direzione è conveniente proseguire. Questo sistema di valutazione consente quindi di “definire la priorità delle aree da implementare e avviare un percorso strutturato di trasformazione digitale, al fine di migliorarle”, per usare la definizione di DMM di Deloitte.


Che cosa si intende per trasformazione digitale
 

Secondo il report di Confidustria “Il Digitale in Italia 2023”, nel 2022, il 70,4% delle aziende italiane ha registrato un livello base di digitalizzazione, evidenziando una grande differenza tra imprese con oltre 250 dipendenti, che per il 97,1% raggiungono quello standard, e le realtà più piccole (fino a 49 dipendenti), dove quelle che puntano sul digital raggiungono il 67,5%.

In pratica, in base all’analisi dei Digital Innovation Hub di Confindustria, 6 su 10 hanno sviluppato un modello smart. Tuttavia, la dimensione delle imprese valutate rimane una variabile molto importante ed è evidente che, soprattutto per le PMI, c’è ancora molta strada da fare per la realizzazione di un modello strutturato di digitalizzazione dell’impresa, che contempli un uso integrato delle tecnologie e attesti un grado di maturità digitale più avanzato.


A cosa serve conoscere il proprio livello di maturità digitale?

Da qualsiasi punto si parta, del percorso di digitalizzazione di un’azienda, a prescindere dal livello raggiunto, è comunque necessario continuare a crescere perché il concetto stesso di “trasformazione digitale”, o meglio di “transizione”, implica nella semantica stessa del termine qualcosa che è in continuo mutamento e in costante divenire. Per questo è fondamentale considerare quanto la propria azienda sia digitalmente matura rispetto ai competitor e capire quale sia il prossimo passo da compiere. Per comprendere tutto ciò, si utilizzano i Digital Maturity Model, che possono essere intesi come uno strumento di autovalutazione della propria maturità digitale.


I Digital Maturity Model (DMM): che cosa sono?
 

Per misurare il grado di maturità di un’azienda, ma anche per intraprendere un percorso efficace verso l’innovazione e la competitività, il presupposto da cui si parte è che, da sole, le tecnologie digitali non siano sufficienti. Oltre al supporto tecnologico, infatti, è necessario dotarsi anche di un eccellente quadro organizzativo (capitale umano, know how, ecc.). Con lo strumento DMM - Digital Maturity Model è possibile costruire un percorso di digitalizzazione su misura, partendo da un’analisi approfondita dello stato dell’arte della digitalizzazione dei processi in tutte le fasi della catena del valore.

Solitamente questi strumenti si avvalgono di una serie di indicatori attraverso i quali misurare la maturità digitale e identificare le aree di intervento, quali, ad esempio, l’integrazione dei processi, la disponibilità delle informazioni, l’asset tecnologico, gli smart mindset, la competenza digitale, il grado di capacità di esecuzione, la sicurezza, e così via. Attribuendo uno score globale e specifico per ogni indicatore, è possibile comprendere i punti strategici di intervento per la trasformazione digitale d’azienda verso un modello autentico di fabbrica intelligente. Il modello studiato da Deloitte, ad esempio, approfondisce le 5 dimensioni fondamentali di un’azienda - Clienti, Organizzazione, Cultura aziendale, Strategia, Tecnologia - suddividendole in 28 sottodimensioni e 179 criteri per valutare la maturità digitale.

Per questo, la definizione dei DMMs viene generalmente declinata al plurale in quanto l’offerta di modelli presenti sul mercato, messi a punto dalle più note influenti agenzie di ricerca e consulenza al mondo, è molto diversificata. 


Guida all’adozione del proprio DMM
 

Grazie all’adozione di metodologie, indicatori e metriche per l’autovalutazione delle condizioni iniziali, dei progressi registrati nel tempo, nonché dei risultati raggiunti, è possibile quindi analizzare e comprendere la propria maturità digitale, fondamentale per intraprendere il progetto di trasformazione digitale.

Oggi la valutazione della cosiddetta readiness alla digitalizzazione rappresenta un tema di crescente interesse per le aziende. Già qualche anno fa, l’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano aveva risposto a questa esigenza con l’ideazione del modello DREAMY (Digital REadiness Assessment MaturitY model, uno strumento per l’audit e il check-up della “prontezza alla digitalizzazione” che ha l’obiettivo di guidare le aziende manifatturiere lungo il processo di definizione della propria roadmap di trasformazione digitale, applicabile a tutte le aziende manifatturiere indipendentemente dalla propria dimensione, settore di appartenenza e tipologia di strategia produttiva.

In sostanza, il Maturity Model è un processo di autovalutazione, un framework concettualmente più o meno complesso, che si utilizza per capire quanto una azienda (o un gruppo di persone) sia strutturata (oppure capace) di fare qualcosa. Il Digital Maturity Model può essere introdotto in un’azienda come strumento propedeutico ad un assessment volto a fare emergere la situazione “as is” del proprio grado di maturità aziendale (digital maturity assessment).

Non esiste un modello unico; ogni azienda deve monitorare i propri livelli di attuazione delle misure proposte, raccogliere dati quantitativi e qualitativi sullo stato di avanzamento e sulla qualità gestionale dei processi di transizione digitale e, così facendo, incentivare – a tutti i livelli organizzativi – processi decisionali data-driven, cioè basati sull’evidenza dei dati, capaci di orientare la trasformazione.


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