La crescente attenzione ai temi della sostenibilità ha spinto molte aziende a chiedersi come implementare i cambiamenti necessari per essere, in primis, allineati rispetto alle normative vigenti, oltre che per rispondere alle richieste di mercato.
Se molte realtà iniziano ad avvicinarsi a questi temi e lo fanno, spesso, in un’ottica di “compliance” o senza una vera e propria strategia di cambiamento, esistono già da tempo realtà virtuose che hanno fatto delle fondamenta del proprio business la volontà di guidare le aziende verso un’economia che crei valore per tutti gli stakeholder.
Ed è proprio quello che fa Ethycon, realtà nata nel 2006 con l’idea di creare una rete di pari che riunisse esperti sul tema della sostenibilità, in un momento in cui ancora non si parlava di sostenibilità intesa nella sua accezione completa, ma il discorso veniva incentrato unicamente su tematiche specifiche – come la responsabilità sociale e i bilanci ambientali – senza quei cambiamenti culturali e organizzativi indispensabili per essere davvero sostenibili.
Ed è proprio sulla cultura che Ethycon decide di incentrarsi. “Di solito quando si parla di sostenibilità si utilizzano le ‘tre stampelle’, quella ambientale, sociale ed economica, e si tende a tralasciare l’aspetto culturale che è invece quello più importante perché è il fondamento di tutto”, spiega Silvana Carcano, fondatrice di Ethycon.
Ethycon si concentra fin da subito su una visione olistica della sostenibilità, dove però ogni nodo contribuisce all’ecosistema con competenze specifiche, all’interno di una rete che ha come fondamento, come indica il nome stesso, la dimensione etica della sostenibilità.
“Abbiamo scelto questo nome perché è necessario introdurre l’etica a fondamento dell’agire economico, in particolare, quella dell’economica civile, a cui ci rifacciamo e che parte dal presupposto che l’agire economico si può e si deve fondare sul principio di reciprocità, che è un termine che tradizionalmente non viene applicato al mondo del profit. In realtà, è un tema estremamente importante anche per il mondo profit perché, per generare una trasformazione profonda, serve pensare alla sostenibilità come strategia aziendale appoggiata su nuovi concetti e nuove parole, come quelle dell’economia civile: fraternità, meritorietà, bene comune, generatività, innovazione sociale, felicità pubblica, democrazia, sussidiarietà”.
La sostenibilità non deve infatti essere ricondotta a una logica di “adeguamento alle norme”. Contrariamente, deve essere declinata come vera e propria trasformazione della cultura d’impresa, dei modelli organizzativi alla base dell’agire economico e dei fondamenti alla base dell’economia stessa.
Il paradigma dell’economia civile ha alla base logiche totalmente diverse rispetto all’economia politica, dove gli attori dell’ecosistema si relazionano in una logica di collaborazione e non più di competitività e dove le aziende sono, al tempo stesso, un generatore e un distributore di profitto, nonché luoghi di senso, di reciprocità, di benessere e di sviluppo del bene comune.
Un cambiamento che Ethycon contribuisce a realizzare attraverso progetti sviluppati in collaborazione con le aziende, definendo a quattro mani il cambiamento che si intende realizzare presso quell’impresa. Grazie a questo approccio, Ethycon offre alle imprese un’offerta altamente personalizzata che coinvolge l’azienda nel cambiamento, già prima dell’elaborazione della vera e propria offerta commerciale, lavorando sulla cultura e le competenze necessarie al successo del percorso.
Un percorso non sempre semplice, vista la scarsa conoscenza dei temi legati all’economia civile e anche perché richiede un approccio di apertura delle organizzazioni verso gli altri stakeholder, che non tutte le aziende sono ancora disposte a realizzare.
“Spesso le aziende non capiscono, concretamente, di cosa stiamo parlando perché sono temi di nicchia e ciò comporta che molti scelgano di puntare sui servizi consulenziali mediante l’approccio più ‘classico’, spiega Carcano.
Per le aziende che invece decidono di abbracciare i principi dell’economia civile si crea un circolo virtuoso che attraverso l’innovazione sociale genera un ritorno anche per l’azienda.
“Ad esempio, con un cliente sta maturando l’idea di delegare parte dell’operatività di Ethycon a dei carcerati - selezionati sulla base di determinati criteri. Un progetto che genererebbe un ritorno anche per il cliente, che può comunicare di realizzare progetti sociali, ma anche per i detenuti, che possono lavorare e imparare un mestiere. Da un qualcosa che ha un fondamento civile nasce sempre qualcosa di innovazione sociale”, spiega.
Ed è proprio per questa condivisone di valori – tra cui l’importanza della cultura nella transizione verso una società ed economia civile e il bisogno di fare rete – che Ethycon ha deciso di aderire al progetto dell’Industrial Innovation Lab.
“Quando ho conosciuto la realtà del Lab ho visto la possibilità di lavorare insieme ad altri attori per rafforzare la nostra rete e contribuire, al tempo stesso, alla diffusione di una cultura aziendale incentrata sul concetto di economia civile o almeno di sostenibilità (sociale, economica e ambientale), in modo che non si tratti di greenwashing o socialwashing, ma che sia generatrice di senso e di valore per tutti”, commenta Carcano.
In particolare, è stato l’impegno del laboratorio verso le PMI a generare interesse in Ethycon.
“Le PMI - conclude Carcano – sono realtà che hanno maggiore difficoltà a capire che cosa voglia dire essere sostenibili; inoltre, in quel mondo i semi dell’economia civile non sono ancora stati gettati. Tuttavia, sono proprio le piccole e medie realtà che possono essere più ricettive e più disposte a mettersi in gioco, perché le grandi aziende sono più strutturate e spesso promuovere un cambiamento da loro non è semplice”.